Il calcio cambia. Cambia il gioco, cambiano le tattiche, gli interpreti, gli schemi, cambia la velocità di gioco, cambiano i ruoli. Il portiere gioca coi piedi, il difensore imposta dal basso, la punta fa gioco, il regista illumina. Il terzino non è più fluidificante, ma di spinta.
Cambiano i calciatori, cambiano gli allenatori, cambiano le società, cambiano gli stadi. Cambiano le regole e le loro interpretazioni.
Il quarto uomo, poi gli arbitri addizionali di area, la goal line technology, il VAR. L’arbitro è direttore (di gara) e il guardalinee è giudice (di linea).
In questa fluidità di ruoli e definizioni, in un’epoca in cui il portiere deve “fare gioco” e il difensore fare il regista, l’inguaribile romantico del calcio di una volta fatica a trovare certezze. Ebbene, in questo marasma moderno, bello e spesso incomprensibile (pare che Guardiola volesse schierare Neuer a centrocampo…), ci sono ancora delle figure statuarie, immutabili e presenti. E non sono i presidenti delle società, anche quelli ormai cambiano spesso.
Ma sono quella particolare categoria di difensori che non si piega alle nuove regole del gioco. Che non scende a compromessi, che tra spazzare e passare sceglie la prima opzione. Che ragiona col vecchio “palla o gambe”. Che al tiki taka alla Guardiola, preferisce la buona vecchia “palla lunga e pedalare” alla Rocco. Che ha i piedi buoni… solo per correre e saltare, che ha la testa… giusto per colpire la palla.
Provocatore, violenta, incline all’edonismo e all’autoesaltazione. Nel famoso “calcio che conta” va scomparendo, ma se cercate bene, nelle rose di quasi tutte le squadre, ancora si possono trovare degli eccelsi rappresentanti. Nascosti, spesso di rincalzo, buoni a difendere un vantaggio negli ultimi minuti. O schierati dall’inizio se la causa lo richiede. Fedeli e coraggiosi, all’occorrenza mediani o centravanti.
Questa categoria vituperata dal calcio moderno detta invece legge nelle leghe inferiori. E se i video su falli da rosso diretto e interventi killer fanno tante visualizzazioni quanti i gol dei grandi campioni, la cosa è che tutto ciò ci diverte. Ci piace, ci intriga, ci fa chiedere: come può uno sport basato sul pallone produrre gesti tanto belli e violenti senza che il pallone diventi necessario per il loro compiersi. Un po’ è di certo dettato da quel voyeurismo insito nella natura umana, un po’ è la ricerca di quel po’ di autentico che il gioco del calcio ha ormai perso. E allora, ben venga il difensore che non sa fare un passaggio di 3 metri, che spazza, che ruggisce, che è brutto, sporco e cattivo, che emoziona.
A questo link proponiamo un video esplicativo, ossia il trattamento Gentile applicato su Maradona.