Massimo Palanca è un nome che fa ancora sussultare i tifosi del Catanzaro e, in generale, tutti gli appassionati del calcio che fu. Campione di provincia con un rapporto speciale con la città che lo ha sempre amato e alla quale il bomber ha sempre dimostrato affetto. Un metro e settanta scarso, al piede un numero 37. Per lui la Pantofola d’Oro produce delle scarpe su misura. Il Piedino d’Oro, il Piedino di Fata, ma anche O’Rey per i suoi tifosi. E pensare che Palanca arrivò quasi per caso a Catanzaro. Era il 1974, il giocatore aveva appena segnato in C 18 reti con il Frosinone ed era pronto ad accasarsi alla Reggina. Ma la retrocessione di quest’ultima fece cambiare i piani di bomber Massimo, che virò sul Catanzaro.
È il 4 marzo 1979. Si gioca Roma-Catanzaro, all’Olimpico. All’andata Palanca segnò da calcio d’angolo, ma il gol non gli fu attribuito, causa deviazione del difensore sul primo palo. Autogol, ma con gli standard di oggi la rete sarebbe stata data all’attaccante. Ebbene, al 5′ minuto c’è un calcio d’angolo per la squadra calabrese. Dalla bandierina va Palanca e, con il suo magico sinistro, disegna una parabola che trafigge il portiere. Massimo si è così ripreso quello che gli spettava. Per di più con gli interessi: tripletta, 1-3 e il Catanzaro guidato da Carletto Mazzone espugna l’Olimpico. La stagione termina poi al 9° posto, con Palanca autore di 10 reti, 5° nella classifica cannonieri.
Il 1988 è l’ultima grande occasione per il Catanzaro di tornare in serie A, ma la manca per un solo punto. Una partita diventa il simbolo di quella sfortunata stagione. Si gioca Catanzaro-Triestina. Al 90′ siamo sullo 0-0. Alla squadra calabrese viene accordato un dubbio rigore. Nell’occasione viene anche espulso il portiere Gandini che, rientrando negli spogliatoi, si becca anche un ceffone dall’allenatore Ferrari: ha lasciato la squadra in 10, senza sostituzioni a disposizione. E così in porta va un giocatore, Costantini. Dal dischetto va O’Rey. Rincorsa, tiro di sinistro… palo! Clamoroso. Palanca resta incredulo, quasi sviene, si getta a terra in lacrime. La partita finisce e dopo diversi minuti si rialza. Sorretto a spalla, ancora in lacrime, viene portato negli spogliatoi, accompagnato dagli applausi dei tifosi.