La folle corsa di Carletto Mazzone

Nella sua carriera ha seduto sulle panchine di Ascoli, Fiorentina, Bologna, Cagliari, Roma, Napoli, Brescia e Livorno (e altre). Allenatore sanguigno, idolo delle curve, grazie al suo temperamento, alla passione, alla schiettezza. Certe volte si fa un po’ troppo trascinare dall’eccitazione e magari esce dal seminato, riuscendo però a catturare la simpatia di tutti. C’è un evento in particolare, che riassume la personalità di Carletto Mazzone. Un evento in parte spiacevole, in tempi in cui si cerca di dare nuovo lustro al concetto di “andare allo stadio”. In cui si predicano correttezza nei comportamenti, fair play e toni bassi. Un fatto del quale lo stesso allenatore ha chiesto scusa, pur con qualche riserva.


È il 30 settembre del 2001. A Bergamo si gioca Atalanta-Brescia. Sulla panchina delle rondinelle siede Carletto Mazzone. Per tutta la patita, la curva bergamasca insulta lui e la sua famiglia, con quel becero linguaggio classico da curva. Tutto normale, accade tutte le domeniche, e di solito giocatori e allenatori fanno finta di niente. Alla fine siamo allo stadio, insulti e sfottò fanno parte della cornice delle partite. Ma quel giorno Carletto non ci sta. È già da un po’ che l’allenatore cova rancore nei confronti della curva nerazzurra, quando nella stagione precedente (proprio il giorno del suo compleanno) subì analogo trattamento: insulti a lui, alla famiglia, alla sua città. Probabilmente in cuor suo aveva giurato vendetta ed aspettava l’occasione giusta.

Ebbene, quel giorno, Mazzone è di nuovo lì, a subire ingiurie ed insulti. Complice il risultato (il suo Brescia è sotto 3-1), a stento riesce a trattenere la rabbia. E quando Baggio accorcia le distanze con il gol del 3-2, si alza platealmente e urla verso la curva avversaria (e in faccia al quarto uomo): “Se famo er 3-3 vengo sotto ‘a curva!“.
Siamo ormai agli sgoccioli della partita. Il recupero è già stato segnalato. Una punizione per il Brescia dal lato corto dell’area sembra essere l’ultima chance. Sul pallone va Roberto Baggio. Palla a girare al centro dell’area, lisci e controlisci, e gol. Al 93′ minuto Atalanta e Brescia sono 3-3. È a questo punto che si scatena la furia incontenibile di Mazzone. Menichini, il suo vice, prova a trattenerlo, ma Carletto si divincola e gli urla in faccia “Che me frega!!!”. E parte. Con uno scatto da centometrista, alla veneranda età di 64 anni, Mazzone si dirige verso la curva, mulinando in aria il pugno, urlando e sbraitando. E quando arriva sotto la curva continua con gli improperi. A fatica viene portato via dal suo staff. Ad attenderlo c’è un cartellino rosso, una squalifica e tante domande dai giornalisti.

Nel post partita Mazzone rivendica il gesto, dice di esser stufo di passar sopra a tutte le ingiurie e che  aspetta le decisioni di Collina con serenità. È pronto alla squalifica, sa di meritarsela, ma sottolinea anche come il male del calcio non sia Mazzone. E sui commenti dei giornali del giorno dopo dichiara: “me ne sbatto!”. Alla fine saranno 5 turni di squalifica, scontati con una certa serenità…