La United Soccer Association del 1967: i club europei in America

Il calcio in America non ha mai avuto un gran seguito, almeno fino al 1994, l’anno del mondiale. Prima di allora era uno sport pressoché sconosciuto, che al massimo suscitava una certa curiosità: ma come fanno gli europei ad appassionarsi ad uno sport tanto stupido? Certo che il baseball… Ma tant’è: il soccer era uno sport poco praticato e contava pochi appassionati. Negli ultimi anni qualcosa è cambiato, grazie ad operazioni economiche e di immagine in grande stile (Beckham ai Galaxy e prima ancora i Cosmos di Pelé, Chinaglia, Beckenbauer, Carlos Alberto…), ai buoni risultati della nazionale a stelle e strisce, all’incremento dell’immigrazione da paesi in cui il calcio è popolare.

Ma se vogliamo parlare del soccer e di quanto abbia faticato ad affermarsi, non possiamo non parlare della United Soccer Association.

La lega calcistica americana ora si chiama Major League Soccer. Senza perdere tempo a parlare della sua organizzazione (tra salary cup, draft e divisione in conference, ricorda più l’NBA che i campionati europei), diciamo che l’attuale lega è il risultato finale di un processo durato mezzo secolo, che ha portato il calcio dall’anonimato dei campi di provincia alle seguitissime dirette televisive.

La storia del calcio professionistico inizia nel 1966, quando un gruppo di imprenditori fonda la North American Soccer League, poco dopo ribattezzata United Soccer Association. Progetto serio e complesso, che riscuote da subito l’appoggio della FIFA, che gli assegna lo status di campionato di prima divisione ufficialmente riconosciuto. Ma siamo in un periodo di pionierismo calcistico e quando qualcun altro inizia a fiutare l’affare (la nascita della lega significava nuovi accordi di sponsorizzazione, diritti tv, incassi allo stadio, ecc…), ecco che per magia nasce una nuova lega: la National Professional Soccer League.
Ma mentre la prima lega, la United Soccer Association, vantava una sorta di investitura ufficiale, la National Professional Soccer League batte tutti sul tempo sul piano economico e sottoscrive prima dell’altra lega un accordo per i diritti tv con la CBS. E dato che sono i soldi a muovere il mondo, ecco che la National Professional Soccer League diventa de facto la lega ufficiale professionistica di prima divisione negli States, grazie alla migrazione di tutti i calciatori verso di essa.

Colpo basso che la USA non digerisce. Possibile che l’accordo con la FIFA non valga nulla? E allora, forte della sua investitura, la decisione è quella di andare avanti con il progetto e partire lo stesso con il campionato nel 1967. Ma non ci sono i giocatori, tutti emigrati nell’altra lega. Quindi? Niente di più semplice: importare squadre da altri campionati. Il torneo si svolge così di estate e a difendere i colori dei vari Los Angeles Wolves, Cleveland Stokes, Vancouver Royals, Chicago Mustangs, ci sono Wolverhampton, Stoke City, Sunderland e Cagliari.

A vincere alla fine è il Los Angeles/Wolverhampton. Ma l’iniziale entusiasmo del pubblico, che riempe da subito gli stadi, si esaurisce presto. E così la United Soccer Association ha vita breve. Così come la National Professional Soccer League, visto gli scarsi risultati di share. Anzi, nel 1968 le due leghe si fonderanno e la pratica di invitare squadre straniere verrà ripresa in altre occasioni. Ma perché gli Stati Uniti trovino una lega ufficiale credibile, dovranno passare alcuni anni, fino alla nascita della Major League Soccer negli anni ’90.

Ah! Per la cronaca, capocannoniere di quell’edizione del 1967 fu Roberto Boninsegna con 10 gol, imprendibile centravanti dei Chicago Mustangs.