Il rigore su Cravero e quella sedia al cielo di Mondonico

C’era un periodo, neanche troppo tempo fa, che le squadre italiane spadroneggiavano in Europa. Coppa Uefa, Coppa delle Coppe, Coppa Campioni, in ognuna di queste competizioni, le nostre squadre arrivavano sempre alle fase finali. Poi sul finire degli anni ’90 è iniziato un lento ed inesorabile declino, che ha fatto sprofondare il calcio italiano nella disperata situazione in cui si trova adesso.
E allora, non deve sorprendere che nel 1992, il Torino arrivò in finale di Coppa Uefa (quando ancora come trofeo aveva la sua importanza), a disputarsi la conquista del titolo con quell’Ajax, che di lì a poco avrebbe incantato tutta Europa.

All’epoca la finale si disputava sul doppio confronto ed il Torino di Mondonico arriva a disputarla, dopo una cavalcata trionfale, avendo eliminato nell’ordine: KR Reykjavik, Boavista, AEK Atene, Boldklubben 1903 (ora F.C. Copenaghen) e nientepopodimeno che il Real Madrid, regolato con un 2-0 in casa dopo una sconfitta per 2-1 al Bernabeu.

Decisivo per i suoi trionfi, è il rendimento in casa del Toro, capace di vincere sempre tra le mura amiche. Ma proprio il fattore campo lo tradisce nella partita più importante. Un 2-2, che compromette (e parecchio) le speranze di vittoria. 90 minuti passati a rincorrere l’Ajax di Van Gaal, già in vantaggio al 17′ con Jonk. Il grande impegno del Toro porta al gol al 65′ di Casagrande. Ma neanche il tempo di pensare a vincere la partita, che l’Ajax torna in vantaggio con Petterson su rigore al 76′. Lo sforzo profuso porta poi al pareggio di Casagrande, a pochi minuti dal termine. 2-2 ed ora si fa dura.
Ma al ritorno Amsterdam ammira un Torino arrembante, che attacca a testa bassa, nel vano tentativo di vincere quella maledetta partita. Una partita contro la sfortuna, l’avversario più ostico, che esce trionfale in almeno tre occasioni: palo di Casagrande su colpo di testa, palo di Mussi nel secondo tempo su un tiro deviato, traversa di Sordo all’89’. E poi quel contatto in area su Cravero nel primo tempo, che fa scattare in piedi tutta la panchina del Toro. E Mondonico, che incredulo alza quella sedia al cielo, come reazione istintiva a quello che considera un torto. Segno estremo di frustrazione, di chi sembra ormai aver capito come debbano andare a finire le cose, ma che non vuol comunque arrendersi al proprio destino. Quella sedia è la bandiera che il capopopolo sventola per guidare la sua gente. Un vessillo, che riunisce sotto la sua ombra, tutta la rabbia del popolo granata.

 

 

Quel giorno il Torino esce con l’onore delle armi dallo stadio Olimpico di Amsterdam, Mondonico con una squalifica di una giornata, che non riuscirà mai a scontare.