L’espulsione di Fontolan: lo schiaffo al compagno Ruotolo

Una delle cause principali di espulsione diretta nel calcio è il comportamento violento, che trova una facilità di espressione disarmante: falli inutili, botte da orbi, reazioni scomposte, ecc. Di solito viene perpetrato da un giocatore nei confronti di un avversario (o dell’arbitro, alle volte). Raramente si manifesta verso i propri compagni di squadra, ma talvolta succede. In questo caso l’arbitro, da regolamento, deve punire il giocatore, a prescindere da contro chi si sia scagliato. Il caso più famoso a riguardo, che i tifosi italiano forse ancora ricordano, è probabilmente quello di Fontolino Fontolan.

22 aprile 1990, si gioca Atalanta-Genoa. Per i rossoblù è una partita che varrebbe la salvezza anticipata, nel caso in cui riuscissero a strappare un punto. Ma il Genoa gioca male e all’82’ è sotto 1-0. Gli animi si accendono, la tensione è alta, ed un aggancio sbagliato di Fontolan fa andare su tutte le furie Gennaro Ruotolo, suo compagno di squadra. La reazione di Fontolan alla plateale ed inopportuna sfuriata del compagno (che gli rimprovera scarso impegno) è un tentato calcio nel sedere ed un buffetto. Ruotolo va via, visibilmente alterato, con alle calcagna il compagno Perdomo, che non manca di dimostrargli tutto il suo disappunto. Fontolan rimane invece allibito ai limiti dell’aria atalantina, quando vede l’arbitro Messina estrargli il cartellino rosso.

Fontolan negli spogliatoi, Ruotolo saggiamente sostituito da Scoglio e Genoa che perde 1-0. La salvezza arriverà comunque, Ruotolo alle telecamere della Rai dirà che il caso era già rientrato e Fontolan a fine stagione andrà all’Inter. Tutto risolto, ma certo che è davvero un modo stupido per farsi espellere.