Fritz Walter, dal campo di concentramento al trono del mondo

Friedrich Walter, detto Fritz, è stato il capitano della Germania che ha vinto i mondiali svizzeri del 1954.
In quel mondiale i tedeschi si imposero in finale sulla grande Ungheria di Puskas per 3-2. Ma quella disputatasi a Berna non fu la partita più importante della vita di Fritz. La partita più importante della vita di Fritz fu quella che disputò in un cortile, in un campo di prigionia russo.
Walter è stato la bandiera del Kaiserslautern negli anni a cavallo della seconda guerra mondiale. Con la maglia dei diavoli rossi debuttò a 17 anni nel 1940 (dopo aver percorso tutta la trafila delle giovanili) e ci giocò la sua ultima partita nel 1959. Le uniche altre divise indossate da Fritz Walter furono quelle della nazionale di calcio e dell’esercito tedesco durante la guerra. E proprio con la divisa dell’esercito tedesco, durante la seconda guerra mondiale, l’amico Fritz fu catturato dai Russi e rinchiuso in un gulag.

Ora, già è una bella sfortuna essere di leva durante una guerra, pensate poi essere fatti prigionieri. E finire nei campi di lavoro forzato, dove la speranza di vita media era di pochi anni.
Ecco, proprio nel cortile del campo di concentramento dove era rinchiuso, Fritz Walter si dedicava alla passione di una vita: il calcio.
All’epoca la vita privata dei calciatori non riempiva di certo le prime pagine dei giornali e allo stesso modo le imprese sportive non è che avessero chissà quale eco. Pensate poi durante la guerra… Già era difficile essere riconosciuti in patria, figuriamoci all’estero.Eppure Fritz era già salito alla ribalta internazionale. Al suo debutto in nazionale, nel 1940 a soli 20 anni, segnò una tripletta. Una scintilla, purtroppo preludio di un’epoca buia: lo scoppio della guerra ne bloccò la carriera, proprio negli anni migliori per un calciatore.  Ma fortuna volle che tanto bagliore rimase impresso nei ricordi di una guardia, che lo vide esibirsi in una delle partitelle disputate in quei sudici cortili. Il nostro fu riconosciuto e salvato. La guardia intercedette presso chi di dovere e certificò che il paese di origine del nostro amico fosse l’Austria, piuttosto che la Germania. Tanto bastò per salvarlo da una probabile morte e aprirgli le porte della libertà a guerra conclusa.E già così sarebbe una storia a lieto fine. Ma c’è ancora un capitolo da scrivere della grande epopea di Fritz Walter: il grande capitolo dei mondiali.

Nel 1954 si disputano in Svizzera i campionati mondiali di calcio. A quelli del 1950 la Germania non prese neanche parte per decisione della Fifa. Non serve neanche chiedersi il perché…
Walter è il capitano della nuova Germania. La squadra, fin da subito, non sembra essere poi tanto forte. Quanto meno il confronto con la grande Ungheria di Puskas e compagni sembra essere impietoso. Nel primo girone la nazionale magiara si impone per 8-3 sui tedeschi, costringendoli allo spareggio contro la Turchia. Spareggio a senso unico, dominato 7-2 dalla Germania.
Seguono le vittorie su Jugoslavia (2-0) e Austria (6-1), prima della finale contro la squadra più forte del torneo: l’Ungheria… di nuovo.

La partita vede subito partire forte l’Ungheria, che in 8 minuti si ritrova avanti 2-0 con Puskas e Czibor. Il copione sembra scritto, con i magiari che dominano il possesso palla e la Germania alla corde pronta a crollare. Ma la storia ci regala un finale inatteso. I teutonici prima accorciano le distanze e poi pareggiano. Il tutto nel giro di 10 minuti dal gol di Czibor. E proprio nei minuti finali si portano addirittura in vantaggio per 3-2. Fritz Walter può così alzare la Coppa del Mondo da capitano.

Una vittoria talmente inattesa che la partita passò alla storia come il “Miracolo di Berna“. Furono anche avanzate accuse di doping di squadra alla Germania. Ma la Fifa non aprì mai un’inchiesta a riguardo e il dubbio insinuato non riuscì a smontare il clamore di un’impresa sportiva senza precedenti. Una vittoria fondamentale per un paese ancora in piena crisi, che finalmente vedeva l’alba di una nuova rinascita. La nazionale tedesca riuscì a riunire il proprio popolo e a dar loro una nuova speranza. Fritz Walter, il sopravvissuto, fu il simbolo di quel nuovo inizio.