Wilfred Agbonavbare: da calciatore a facchino, passando per Elio e le Storie Tese

L’impagabile gioia di ammirare un ciccione in campo, unita all’inevitabile pena che suscita saperlo ridotto povero in canna. La miscela di questi due elementi ha un nome e cognome: Wilfred Agbonavbare.
Sul campo, il nostro Wilfred era un giocatore di tutto rispetto. Pur con l’ostacolo delle sue sinuose forme, riuscì a giocare da titolare nella Liga spagnola, oltre a vantare nel palmarés una partecipazione mondiale. Quella del 1994, la grande Nigeria dei vari Oliseh, Finidi George, Ikpeba, Yekini. Di quella squadra Agbonavbare era il portiere di riserva, dietro il titolarissimo “prinicpe” Rufai. E quel mondiale avrebbe forse anche potuto viverlo da protagonista, se non fosse stato per una figuraccia rimediata 10 anni prima. 

Il 16 dicembre 1983 si giocò Nigeria-Togo, match valido per la coppa WAFU (West Africa Football Union). Largo spazio agli esperimenti e spazio anche ad un giovane e promettente portiere diciassettenne. Wilfred Agbonavbare ebbe la grande chance di mettersi in mostra in nazionale. E la sprecò. Risultato finale 5-2 per il Togo. E anche se magari non tutte le colpe erano del portiere, il popolo nigeriano non digerì la sconfitta contro gli odiati vicini. Quel giorno Agbonavbare si guadagnò un soprannome che gli rimase affibbiato per sempre: Agbonibasket, dove “basket” indica il canestro con cui raccogliere i palloni in fondo al sacco.

Ma nonostante questo, nel ’94 ebbe la chance di andare ai mondiali. Un posto che si guadagnò grazie alle prestazioni con il Rayo Vallecano, la squadra di cui difendeva i colori. Manco a dirlo, era l’idolo della curva.

Magari a qualcuno il suo nome può suonare stranamente familiare. Questo perché Elio e le Storie Tese gli dedicarono un verso della loro “Nessuno alla stadio, splendida canzone dedicata ai mondiali di calcio americani. E la frase cita:
“Se Agbonavbare difenderà la propria porta nei mondiali di calcio americani / forse la Nigeria vincerà questi famosi campionati di calcio mondiali americani”.

 

Il programma spagnolo El jefe infiltrado, una specie di reality in cui il capo di un’azienda si infiltra come apprendista tra i suoi stessi lavoratori, l’ha scovato in una delle sue puntate. Un dirigente della MRW si è finto un giovane facchino apprendista. Ad istruirlo sui suoi compiti era il nostro Wilfred. A quanto pare l’ex calciatore era costretto a lavorare duramente per mandare soldi ai figli in Nigeria, e permettere loro di studiare.

Povero, vedovo (la moglie morta per un cancro al seno), lontano da casa, Wilfred ha fatto una fine ingloriosa. Morto il 27 gennaio del 2015 per un cancro terminale, ha vissuto con il grande rimpianto di aver giocato ad alti livelli, quando ancora non giravano tutti questi soldi nel mondo del calcio.

E magari se avesse difeso la propria porta nei mondiali di calcio americani, forse la Nigeria avrebbe vinto questi famosi campionati di calcio mondiali americani.