Luciano, il fu Eriberto Conceicao da Silva

Nel 1998, sbarca in Italia una promettente ala brasiliana. Si chiama Eriberto, viene dal Palmeiras ed è nel giro delle nazionali minori. È il Bologna ad aggiudicarselo, per 5 miliardi di lire.

Ancora un po’ acerbo nella sua prima esperienza italiana, Eriberto si fa notare più per le sue scorribande fuori dal campo, che per i suoi dribbling in campo. Due stagioni un po’ così così e la cessione, al Chievo in Serie B. E qui la vita calcistica di Eriberto ha una svolta. Diventa titolare inamovibile e protagonista della promozione in Serie A. E poi, nella massima serie, protagonista assoluto di quel Miracolo Chievo che stupì tutta l’Italia calcistica. Sulla sua fascia Eriberto va che è un piacere, ingranaggio fondamentale del meccanismo perfetto di Gigi Delneri. E non ci vuol molto che club più blasonati comincino a bussare alla porta del club veronese. Alla fine, nell’estate del 2003, ad aggiudicarsi il forte esterno brasiliano è l’Inter.

Ma nel frattempo, proprio a cavallo di quel trasferimento, Eriberto rivela una sconvolgente verità. Nell’agosto 2002 decide di autodenunciarsi per aver falsificato le sue generalità. Ebbene sì, Eriberto Conceicao da Silva non si chiama così, ma bensì Luciano Siqueira de Oliveira, e non ha 23 anni ma 27. Un peso troppo grande da portarsi appresso, continue crisi d’identità e il pensiero di dover dare al proprio figlio il nome di un altro, questi i motivi alla base della decisione.

Ma facciamo un salto nel passato, in Brasile. A 19 anni Luciano è orfano e povero in canna, ma bravo a giocare a pallone. Purtroppo la sua età non l’aiuta a trovare degli ingaggi professionistici. Il treno è passato e Luciano lo ha perso. Ma un bel giorno, un uomo gli si presenta davanti e, spacciandosi per procuratore, gli propone di “abbassargli” un po’ l’età e portarlo a fare provini per delle squadre professionistiche. E di colpo la carriera di Eriberto, nato il 21 Gennaio 1979, prende il volo. Un contratto con il Palmeiras, una buona stagione all’esordio, ed ecco che per il calciatore brasiliano si aprono le porte dell’Italia.
Ma nel frattempo il sedicente procuratore continua a bussare alla porta di Luciano, avanzando richieste di denaro in cambio del silenzio. Tutto fino al 2002, fino a quando, cioè, non si autodenuncia. La confessione, una liberazione, un gesto coraggioso con conseguenza inevitabili. La Figc, infatti, lo sospende per 8 mesi (poi ridotti a 5). Ma nonostante questo l’Inter lo ingaggia, forse convinta che, liberatosi di quella zavorra divenuta insostenibile, il fu Eriberto correrà ancora più veloce.
Ma così non fu. Da quando Eriberto è tornato Luciano, il giocatore ha smesso di volare. Una mediocre stagione all’Inter ed il ritorno al Chievo. Lì ha continuato con la sua onesta carriera da calciatore professionista fino al 2012, all’età di 37 anni, rimanendo per sempre lontano parente di quel giocatore imprendibile ammirato sotto mentite spoglie. Ma se questo è stato il prezzo da pagare per avere una serena vita da padre, probabilmente Luciano non avrà neanche troppi rimpianti.