Il trenino del Bari

Stagione 1994/1995. Il Bari affronta il campionato di prima divisione, guadagnato dopo la grande stagione dell’anno precedente nella serie cadetta. Secondo, a 5 punti dalla Fiorentina.
In panchina c’è Beppe Materazzi. La squadra riparte dalla coppia d’attacco composta da Igor Protti e dal “Cobra” Tovalieri. Se ne è andato Joao Paulo, ma il brasiliano era ormai una brutta copia di se stesso. L’ossatura della squadra è quella che ha ben figurato in Serie B, con qualche innesto. Come Guerrero, attaccante colombiano, che in molti paragonano a Tino Asprilla.
Tanti giovani pronti al grande salto. Ci sono Carmine Gautieri, Amedeo Mangone (il futuro “Thuram bianco”), Lorenzo Amoruso (che diverrà idolo dei tifosi di Glasgow, sponda Rangers, e primo capitano cattolico nella storia della squadra), capitan Bigica, Gianluca Ricci (che a fine carriera diverrà, ahi lui, anche capitano del Cervia di Graziani, quello del reality show “Campioni”), un giovanissimo Nicola Ventola e tanti altri. Alcuni giocatori un po’ più navigati (come Angelo Alessio, Igor Protti, Gérson Caçapa) a fare da chioccia, ed ecco che il Bari è pronto per la massima serie.
Le cose partono male. La prima giornata, in casa, la squadra pugliese perde 1-0 contro la Lazio, gol di Signori. Nella seconda, deve arrendersi alla corazzata Juventus, 2-0 a Torino. Poi arriva la prima vittoria, alla terza giornata contro la Reggiana, diretta concorrente per la salvezza. 1-0, a segno il “Cobra” Tovalieri. Nella quarta un’altra vittoria, questa volta in trasferta: 2-0 a Padova. Vittoria seguita da uno 0-0 in casa contro il Cagliari.
Ma il 16 ottobre, oltre a festeggiare un’impresa storica, i tifosi del Bari ammirano per la prima volta un’esultanza, che diverrà marchio di fabbrica di quella squadra.

Si gioca a San Siro, padrone di casa è l’Inter di Ottavio Bianchi. Non passa neanche un minuto, che Carmine Gautieri si invola sulla fascia e scodella al centro un pallone. La difesa nerazzurra respinge malamente e la palla finisce sui piedi di Guerrero, che non può far altro che insaccare. Il Bari è in vantaggio, a San Siro. Guerrero si dirige verso la bandierina e si mette carponi. Di seguito arrivano gli altri giocatori biancorossi e si mettono in fila dietro la “locomotiva” colombiana. Nasce così il trenino del Bari, un’esultanza storica che accompagnerà per anni i gol della squadra pugliese. E nello stesso giorno, il treno riparte per festeggiare il due a zero siglato da Tovalieri. Questa volta è il Cobra a guidarlo.
La partita termina 2-1 per la squadra ospite (a segno per l’Inter Pancev, in uno dei suoi pochi gol italiani). Ma al di là del risultato, quel pomeriggio autunnale di Milano consegna alla storia del calcio l’esultanza più singolare mai vista fino ad allora.