Le frasi celebri di Boskov

boskovGiocatore di ottimo livello, allenatore leggendario. Una vita nel Vojvodina, come giocatore e come allenatore. Poi le panchine della nazionale jugoslava, del Den Haag, del Feyenord, del Real Saragozza, del Real Madrid e dello Sporting Gijón.
Il grande maestro Vujadin Boskov torna in Italia nel 1985, questa volta come allenatore (ci era già stato come giocatore della Sampdoria nella stagione 1961-1962), subentrando a Mazzone sulla panchina dell’Ascoli. Prima la retrocessione, praticamente scontata, poi la grande stagione in serie B. Il Picchio vince il campionato cadetto e Mantovani, presidente della Sampdoria, offre a Boskov la panchina della Sampdoria.L’anno successivo inizia così la splendida storia d’amore tra lo jugoslavo e la Genova blucerchiata, culminata con lo storico scudetto del 1991. Un’epoca di grandi successi: uno scudetto, due Coppa Italia, una Supercoppa Italia, una Coppa delle Coppe. Poi ci fu la sfortunata finale di Coppa Campioni persa contro il Barcellona (la seconda per l’allenatore, già uscito sconfitto in una finale quando allenava il Real Madrid contro il Liverpool). Sarebbe stata la classica ciliegina sulla torta…

Boskov aveva sempre la battuta pronta. Scivolava un po’ sull’italiano, aveva un inconfondibile accento slavo e un grande sense of humour, tratti che divennero marchio di fabbrica. Uomo mediatico da questo punto di vista, sempre prodigo di battute di fronte ai microfoni e alle telecamere dei giornalisti. Boskov se ne è andato nel 2014 ad 82 anni, consegnando in eredità ricordi incancellabili nei tifosi delle squadre che ha allenato e lasciando un segno indelebile nella storia del calcio.Qui di seguito riportiamo alcune delle sue frasi più celebri, condite con alcuni video.

 

  • Rigore è quando arbitro fischia.
  • Partita finisce quando arbitro fischia.
  • Chi non tira in porta non segna.
  • Questa partita la possiamo vincere, perdere o pareggiare.
  • Io penso che per segnare bisogna tirare in porta. Poi loro sono loro, noi siamo noi.
  • Gli allenatori sono come i cantanti lirici. Sono molti e anche bravi, ma soltanto due o tre possono cantare alla scala di Milano.
  • Io penso che tua testa buona solo per tenere cappello! (ad un giornalista che prevedeva la retrocessione del suo Napoli)
  • In campo sembravamo turisti. Con la differenza che per entrare allo stadio non abbiamo pagato il biglietto.
  • No serve essere 15 in squadra se tutti in propria area.
  • Squadra che vince, non si cambia.
  • Meglio perdere una partita 6-0 che sei partite 1-0.
  • La zona? Un brocco resta brocco anche se gioca a zona. Dov’è lo spettacolo?
  • Se io slego il mio cane, lui gioca meglio di Perdomo. [poi rettificato] Io non dire che Perdomo giocare come mio cane. Io dire che lui potere giocare a calcio solo in parco di mia villa con mio cane. (Perdomo era un giocatore del Genoa)
  • Gullit è come cervo che esce di foresta.
  • Lombardo è come Pendolino che esce dalla galleria.
  • Benny Carbone con sue finte disorienta avversari ma anche compagni.
  • Se vinciamo siamo vincitori se perdiamo siamo perditori.
  • Dopo pioggia viene sole.
  • Non ho bisogno di fare la dieta. Ogni volta che entro a Marassi perdo tre chili.
  • Un grande giocatore vede autostrade dove altri solo sentieri.
  • Palla a noi, giochiamo noi, palla a loro, giocano loro.
  • Ci sono allenatori che pretendono di far mangiare ai loro giocatori prosciutto di San Daniele e formaggio Bel Paese. Poveri noi e poveri loro.
  • Gli allenatori sono come le gonne: un anno vanno di moda le mini, l’anno dopo le metti nell’armadio.
  • Se mettessi in fila tutte le panchine che ho occupato, potrei camminare chilometri senza toccare terra.
  • Nel calcio c’è una legge contro gli allenatori: giocatori vincono, allenatori perdono.
  • L’allenatore deve essere al tempo stesso maestro, amico e poliziotto.
  • Più bravi di Boskov sono quelli che stanno sopra di lui in classifica.