L’arte della conferenza stampa: da Trapattoni a Malesani

La conferenza stampa. Il patibolo cui il tecnico è costretto per spiegare ai giornalisti vittorie e sconfitte, tattiche e formazioni, calciomercato e aspettative. Ma alcuni allenatori hanno sfruttato la conferenza stampa per levarsi qualche sassolino, sfogarsi, nei confronti di giocatori, addetti ai lavori e, ovviamente, giornalisti.
Il primo e più celebre caso e senza ombra di dubbio quello di Trapattoni. L’allora allenatore del Bayern Monaco rispose ai microfoni dei giornalisti, schierati a mo’ di plotone d’esecuzione, ad alcune critiche mosse da alcuni suoi giocatori. E, complici le limitate capacità linguistiche e il cognome del diretto interessato (Strunz), fu uno spettacolo inaudito…

 

 

Un buon contributo allo spettacolo è stato poi dato negli anni da altri allenatori. E pare che Roma sia la città con il clima più adatto per far infervorare gli animi dei tecnici.
Al termine di un Roma-Juve giocato un po’ sottotono dai suoi protagonisti, Spalletti non le manda certo a dire ai “fenomeni” della squadra.

Nel 2010 fu la volta di Ranieri, dopo alcuni risultati non proprio positivi, scagliarsi contro i giornalisti.


Che dire poi di Antonio Conte. Allenatore sicuramente capace, ma con una condanna a 10 mesi di squalifica per il calcioscommesse. Condanna scaturita da accuse sempre rigettate al mittente. E in conferenza stampa ci ha tenuto a ribadirlo… con fermezza “agghiacciante”.

E poi c’è il fenomeno dei fenomeni, colui che non riesce a tenere dentro i propri sentimenti e che considera lo sfogo a favor di telecamera il modo migliore per esternarli. Stiamo parlando ovviamente di Alberto Malesani.
Ai tempi del Panathinaikos diede sfoggio della sua classe, con questa torrenziale conferenza stampa.

Poi il ritorno in Italia, con un paio di interviste niente male ai tempi del Siena. E il suo capolavoro: la conferenza stampa al Genoa, in cui si difese dalle accusa di essere un po’ “mollo”.

Effettivamente il ragazzo ci aveva fatto capire di che pasta fosse fatto già in passato (l’esultanza in Verona-Chievo, annata in cui però retrocesse).

Che dire poi della famosa “prostituzione intellettuale” di José Mourinho? Toni pacati, ma messaggio chiaro.