Volendo fare un rapido excursus, pare d’obbligo partire da Sir Bobby Charlton e il suo ridicolo riporto, che lo accompagnò per tutta la carriera calcistica, culminata con la vittoria del mondiale del ’66, in casa.
Un’altra leggenda del calcio del Regno Unito, ad aver avuto problemi a mascherare la calvizie, era John Dempsey. Ha vinto persino una Coppa della Coppe con il suo Chelsea, segnando anche un gol in finale contro il Real Madrid. Pensate che questo gli abbia donato gloria eterna? Certo che no. A rendere celebre Dempsey è stata la sua acconciatura ai limiti dell’orrendo, che però sfoggiava con una certa fierezza.
Non volendoci allontanare troppo dai lidi in cui stiamo veleggiando, a cavallo tra gli anni ’70 e ’80, incontriamo un beniamino dei tifosi nordirlandesi. No, George Best non c’entra niente, lui era sul viale del tramonto. Colui che divenne un eroe per la piccola repubblica fu un certo Noel Brotherston, autore del gol qualificazione per i mondiali del 1982. Di certo Noel non era un adone, ma quantomeno aveva il buon gusto di non mascherare la calvizie con un riporto. Certo che il look alternativo di cui si fregiava lasciava alquanto a desiderare.
Con gli anni ’90 sono poi arrivati le pay per view e i diritti tv. L’esposizione mediatica dei calciatori e il loro desiderio di apparire hanno assunto proporzioni spropositate. Come dimenticare il reverendo Taribo West, quando nell’estate del 1997 arrivò a Milano sfoderando delle curiose trecce variopinte in testa? Era solo l’inizio, il peggio doveva ancora arrivare, ma come inizio non c’era male.
Oltremanica c’era un certo Jason Lee che dava spettacolo, portando l’allegria esotica tipica di chi indossa in testa un ananas. Fu oggetto di derisione tanto dei tifosi avversari, che gli intonavano cori che alludevano alla sua testa (“He’s got a pineapple, on his head, he’s got a pineapple, on his head!”, storpiando la canzone di Laurie London “He’s Got the Whole World in His Hand“), quanto della tv inglese, che ne fece un personaggio comico con un ananas (vero) in testa.
Ma il vero re incontrastato delle capigliature bizzarre, è probabilmente Abel Xavier. Onesto terzino, dal passato anche italiano (Bari e Roma), che amava stupire i suoi fan con chiome dorate, treccine, barbe colorate e via così. Un mito assoluto per gli amanti del calcio, che ha anche rischiato di laurearsi campione d’Europa nel 2000 con la maglia del Portogallo.
Sulle sue orme si è anche mosso una vecchia conoscenza del calcio italiano: Djibril Cissé. Calciatore e manager di moda, con una firma di abbigliamento tutta sua, cui ama dare visibilità attraverso i suoi look estremi, tanto in campo quanto fuori. Però, a differenza del buon Abel, Cissé non è che sembri proprio un simpaticone… tutt’altro.
Menzione a parte merita poi Ronaldo. Nel 2002 si presentò al mondiale di Corea e Giappone con un’orrenda mezzaluna in testa, che divenne subito oggetto di imitazione di tutti i suoi fan più giovani. Schiere e schiere di bambini, con la testa deturpata da quella ridicola acconciatura, scorrazzavano per le strade di fronte a madri incredule e padri rassegnati.
E oggi? Insomma, il panorama di oggi è abbastanza sconfortante, eppure, in mezzo a tutto questo pessimo gusto, ci sono dei giocatori che riescono a spiccare per stile.
C’è Gervinho, che non sembra affrontare la calvizie (o quello che è) con molta serenità; il figlio del “Cholo” Simeone, che ad un allenamento del River Plate si presentò con un’acconciatura da samurai; un certo Oduro, che gioca negli Stati Uniti, il quale ha voluto mandare un messaggio d’amore al suo cibo preferito, la pizza, attraverso i suoi capelli.