Vampeta, il super bidone

Vampeta all'InterSentir pronunciare il nome “Vampeta” genera un certo sussulto in ogni appassionato di calcio e qualcosa di misto a rabbia, vergogna ed imbarazzo in chi tifa Inter. Per chi non ricordasse chi fosse, diciamo che Vampeta ha rappresentato apice e contemporaneamente simbolo delle strategie di mercato a dir poco fallimentari della dirigenza Moratti. Quell’Inter lì era una squadra che investiva ogni anno tantissimo nel mercato, nella vana speranza di portare a casa lo scudetto. Grandi nomi, portati a Milano a suon di miliardi. Bè, tranne alcuni casi, di solito sussisteva un rapporto di proporzionalità inversa tra denaro speso e giocatore: più miliardi venivano investiti e più grosso era il flop.

Ed eccoci al nostro. Estate 2000, annunciato dal solito tam tam mediatico e consueto corollario di titoloni dei quotidiani sportivi, arriva in Italia, per la modica cifra di 30 miliardi, un centrocampista brasiliano di grande talento e titolare nella nazionale verdeoro: Marcos André Batista Santos, meglio noto come Vampeta. Sponsorizzato da nientepopodimeno che… Ronaldo, suo compagno ai tempi del PSV.

Sbarca così a Milano, alla corte di Lippi (che resterà poco sulla panchina dell’Inter), un ragazzone brasiliano di 1 metro e 82, capelli cortissimi con riga da una parte e baffetto sottile. Sembra più un attore di soap che un calciatore e all’attivo vanta anche un calendario per una rivista “gay” brasiliana (cosa che scatenò non poco la fantasia dei tifosi). Tutti elementi che concorreranno a fare di Vampeta il simbolo di un’epoca in cui il povero Moratti prendeva cantonate memorabili di anno in anno.
Vampeta sul calendario G MagazineAllora, la carriera all’Inter si potrebbe riassumere nelle sue statistiche. Nonostante il fortunoso gol all’esordio, nella finale di supercoppa persa contro la Lazio 4-3, basti menzionare che in campionato scese in campo una sola volta prima di essere spedito a gennaio in Francia al PSG, grazie a uno scambio che portò a Milano Stéphane Dalmat (altro nome niente male…). E anche lì prestazioni deludenti e immediato rientro in patria. Alla fine Vampeta divenne addirittura campione del mondo nel 2002 (giocando solo 18 minuti). ma una serie di infortuni ne minò definitivamente la carriera. Finì persino a giocare in Kuwait, spinto dal richiamo dei petroldollari.
Vampeta sul calendario G Magazine
Sulla sua esperienza tra Milano e Parigi, Vampeta dichiarò:
«Moratti sa tutto di petrolio, ma di “bola” non s’intende. Milano è una città di negozi dove piove sempre. Neppure Parigi mi piace: c’è la torre, ci sono i musei, ma preferisco la spiaggia di Bahia, per chi sa vivere non c’è posto migliore. La mia seconda patria è l’Olanda, un Paese libero: donne, droga, birra. La gente fuma, beve e si fa gli affari propri».

 

Concludiamo l’articolo con le parole di Ronaldo su Vampeta:
«E’ un giocatore veloce, a differenza di altri miei connazionali come Assunçao, Amaral, Emerson. Lui è un centrocampista con buone attitudini difensive ma nello stesso tempo capace anche di partecipare alla fase offensiva in modo lucido ed essenziale. Sono convinto che si integrerà bene nei meccanismi della squadra, si troverà in sintonia con Di Biagio, Seedorf e Jugovic e gli altri compagni di reparto».