Darko Pancev – Il fenomeno parastatale

Il più celebre pacco preso dall’Inter. Nel 1992 dalla Stella Rossa arriva un attaccante capace di 84 gol in 4 anni, vincitore della Scarpa d’Oro nel 1991, della Champions League, della Coppa Intercontinentale e secondo al Pallone d’Oro dietro Papin (pari merito con Matthäus e Savicevic).
Darko Pancev arriva nell’estate del 1992, fiore all’occhiello della campagna acquisti del presidente Pellegrini. 14 miliardi per regalare all’allenatore della rifondazione, Bagnoli, la punta in grado di risolvere le partite. L’Inter viene da una stagione deludente, conclusa all’8° posto, fuori dalle competizioni europee. La nuova stagione deve vederla protagonista e così il presidente Pellegrini mette mano al portafoglio e spende… Arrivano Schillaci, Sammer, Shalimov, Sòsa, De Agostini ed altri. Se ne vanno Matthäus e Klinsmann.


L’arrivo di Pancev è caratterizzato dal classico corollario di titoli dei quotidiani sportivi. All’epoca fu un grande colpo e quasi tutti tra gli “addetti ai lavori” erano convinti che Pancev fosse un grande attaccante

E l’esordio sembra dare ragione alla dirigenza. Il 26 agosto, in Coppa Italia contro la Reggiana, mette a segno una tripletta. Ritorno in casa e, di fronte al proprio pubblico, una doppietta. Immagini rare.

Ma ben presto il pubblico si rende conto di cosa fosse in realtà Pancev. Un centravanti lento e macchinoso, poco propenso al gioco di squadra, copia sbiadita della punta goleador vista nella Stella Rossa. Le prime deludenti prestazioni lo relegano in panchina e, nel giro di un anno viene ceduto, con grande gioia di tifosi e dirigenza.

Ma neanche cederlo è un’operazione facile. Prima il prestito al Lipsia nel gennaio del 1994. 13 presenze e un solo gol. E così viene rispedito al mittente.
All’inizio della nuova stagione in panchina c’è Ottavio Bianchi. Un’altra chance per il nostro Darko. E la stagione si conclude con 7 presenze e 2 gol. Non proprio numeri da Scarpa d’Oro.

Lascia l’Inter con un bottino di 19 presenze e 3 gol in due campionati. Ma alla storia sono passati i suoi gol sbagliati. Talmente clamorosi  da diventare il “fenomeno parastatale” per eccellenza della Gialappa’s Band.

Arrivò in Italia con il soprannome di Cobra. Se ne andò con il nomignolo di Ramarro.

Ricompare agli onori delle cronache nel 2007. In quell’anno Platini gli consegna la Scarpa d’Oro negatagli nel ’91 a causa della lega calcio cipriota, che segnalò un giocatore in grado di 40 gol in una stagione. Ci vollero 16 anni per ridare a Darko quel che è di Darko.

Vi lascio con il celebre video che Mai Dire gol gli dedicò al suo addio.